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  • Elena Colonna alias Unico punto di vista

    Ecco una breve chiacchierata con l'artista pugliese Elena Colonna, tra creature provviste di un solo occhio, progetti in corso e qualche ricordo. L'artista: Elena Colonna I tuoi esseri polifemici mi hanno colpita sin da subito. Posso chiederti il perché di questa scelta? Alla base del mio occhio "solitario" ci sono due esigenze. La prima è quella di rappresentare l'egoismo umano che guarda al mondo sotto la lente del proprio punto di vista; la seconda è quella di trasformare una difficoltà pratica in una caratteristica distintiva (che è un po’ il mio modus vivendi ). Quando ho iniziato a disegnare da autodidatta, mi risultava difficile creare un volto simmetrico. Credo che, a livello inconscio, abbia influito anche un’abitudine che mia madre aveva quando ero piccola: disegnava occhi ovunque, persino sui tovaglioli mentre eravamo a tavola. Un giorno ho iniziato anch’io. La settimana scorsa ci siamo viste per ritirare la bellissima felpa che mostro in foto. Come avrai dedotto, sono una fan della raffigurazione degli occhi. Come mai mi hai chiesto di cercare un modello di felpa che fosse soprattutto in cotone? "Double", unico_punto_di_vista Utilizzo coloranti che attecchiscono meglio su capi di cotone al 100%. Per la personalizzazione dei capi, ho ponderato anche la stampa. Tuttavia non voglio smettere di dipingerli a mano. L’handmade è la base da cui sono partita e mi piacerebbe che restasse nel mio percorso. Oltre al tuo percorso individuale, so che stai collaborando con una realtà molto bella del territorio murgiano. Si tratta di Vagnari Carte ( https://www.vagnari.it/ ) un'azienda di carte da parati del mio paese (Gravina in Puglia), gestita da due ragazzi che hanno idee ben chiare su cosa vogliono e dove vogliono arrivare. Giuseppe e Mimmo mi sono piaciuti subito per due motivi: sia perché le loro carte sono ecosostenibili, sia perché, grazie alla loro idea, le case dei clienti vengono personalizzate dagli artisti del territorio, e questo rappresenta per noi un’occasione di guadagno e di crescita. È una bellissima avventura appena iniziata che mi spinge a credere sempre di più in quello che faccio e soprattutto dà un senso concreto al mio lavoro. La mia felpa personalizzata da unico_punto_di_vista Altri progetti in ballo? Oltre a Vagnari Carte, al momento sto lavorando a dalle illustrazioni per bambini. Più in là mi piacerebbe realizzare una mia personale. Ma attendo con calma tempi migliori. È un work in progress. Per scaramanzia, ne parlerò nei dettagli solo quando tutto avrà una data concreta. Ti ringrazio tantissimo per aver dedicato il tuo tempo a questo Scream of Consciousness. C’è qualcosa con cui gradiresti salutarci? Una frase che ti è servita da monito, un motto, qualsiasi cosa ti abbia ispirata… Ti saluto con una frase che mi accompagna da sempre. Mio nonno paterno diceva: "Devi rubare il mestiere con gli occhi e saper fare tutto nella vita". Mi ha portata fin qui e chissà dove arriverò. In bocca al lupo per tutti i progetti in corso e futuri! Ad maiora! E a presto ❤︎ Per scoprire le nuove creazioni di Elena Colonna vai su: https://www.facebook.com/unicopuntodivista https://www.instagram.com/unico_punto_di_vista/ "La vittima di sé", unico_punto_di_vista Forse potrebbero interessarti altre Microinterviste legate al mondo dell'arte: - Bigiotteria https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/leaf-thief-foglie-e-fiori-da-indossare https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/la-nine-worlds-art-di-bj%C3%B8rn-ravnen - Tatuaggi https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/il-tatuaggio-a-mano-di-marika-d-ernest - Disegni https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/i-disegni-di-roberta-martucci - Origami https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/le-1000-gru-di-tania-ianora - Oreficeria https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/la-gioielleria-etnica-di-mario-morelli https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/indossare-la-propria-interiorit%C3%A0-attraverso-il-gioiello - Illustrazioni https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/gli-alter-ego-digitali-di-occhio-e-ciclone https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/io-sono-c-illustrazioni-angela-colonna - String art https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/il-filo-di-anna-per-la-recycled-and-string-art Se invece nutri interesse per le Arti Performative puoi dare un'occhiata a questa sezione del blog ⬇️ https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/myblog/categories/arti-performative

  • La sencillez que no es simple - Una charla sobre el flamenco con el guitarrista Raúl Corredor

    En su camino musical de autodidacta hubo momentos cruciales que moldearon su propia forma de ensayar. En su mirada hacia el flamenco, la actitud, la técnica y la autenticidad tendrían que pasar por los vacíos y la sencillez (una sencillez que, al fin y al cabo, no es simple). Raúl Corredor en la Academia de flamenco Amor de Dios - Foto de Kaothic Alice ¿Qué entiendes cuando dices que es una cuestión de actitud? Me refiero a la necesidad - que todos tenemos - de impactar, de sobresalir, de impresionar a alguien tocando, cuando lo único que tenemos que hacer es estar al servicio de lo que está ocurriendo en el escenario en ese momento. Hace unos años tuviste un accidente con que se te rompió un brazo y tuviste que aprender a tocar desde el principio otra vez… Al final fue algo que paradójicamente me terminó ayudando: cambió muchísimo mi manera de relacionarme con el instrumento. Empecé a trabajar cosas que antes descuidaba, dándole espacio para mejorarlas. Hay cosas que parecen simples…pero tocarlas bien es otro asunto. Como el flamenco es un arte tradicional eso implica que todo el mundo hace lo mismo pero de forma diferente. Tú habrás escuchado 5000 veces la misma frase rítmica. ¿Estaba siempre bien hecha? Aprendí un concepto “obvio” que al final resultó ser útil: mejor trabajar lo fundamental de una manera avanzada que lo avanzado de manera superficial. Y eso es lo que intento trasmitir a mis alumnos. Entre el 2015 y el 2018 has tocado en muchas clases impartidas por Andrés Marín y otros profesores invitados en su escuela (Flamenco Abierto, en Sevilla). Andrés Marín es un bailaor que admiro muchísimo. Él me ha enseñado mejor que nadie lo que es la honestidad en el arte flamenco y la precisión. A la hora de tocar algo, tengo que preguntarme: ¿Cómo tiene que sonar esto? ¿Está sonando como yo quiero que suene o suena así más o menos? Verdad, sus clases son impactantes en ese sentido. A propósito de referentes, mencionaste también el Maestro Manolo Sanlúcar. El cursillo que tomé con el Maestro Sanlúcar en el 2005 ha marcado un antes y un después en mi camino. Él me enseñó a corregir la posición de las manos tocando delante de un espejo, una técnica que apliqué por meses hasta que fui capaz de quitar antiguos vicios. Además, analizando la estructura y la armonía de algunas composiciones mías, hizo muchísimo hincapié en la necesidad de respetar la identidad de cada palo, en hacer que los tangos suenen a Sacromonte y que la taranta huela a levante. Sé que es algo muy manido, pero el flamenco es un arte regionalista y esa es precisamente la riqueza que lo hace grande. ¡Gracias por haber participado, Raúl! 🙏🏽 🌻 Echa un vistazo a su perfil Instagram... 👉 https://www.instagram.com/corredor_raul/ ...y a sus actuaciones! Raúl tocando una Taranta 👉 https://www.youtube.com/watch?v=r3RT9c21_P0 Raúl Corredor Flamenco 5tet Alegrías con Adi Akiva en Propulse Festival 2014 👉 https://www.youtube.com/watch?v=PfPdbEZcMf0 Raúl Corredor con Karen Lugo 👉 https://www.youtube.com/watch?v=U08aJfMMsSI

  • Ideas para anuncios publicitarios - Una historia que termina asegurándote

    Pues...otra cosa no podía ser sino el contenido visual ideal para un anuncio de seguros, o al menos eso fue lo que pensé al verla entre las fotos de Alfredo Vaquero (FredVision). Un niño volando en una esfera invisible de protección junto a una de las personas que más lo quiere en el mundo... Estando así las cosas, ¿qué puede pasar? Nada: volverá a sus brazos, aún más protegido y amado que antes. Ojalá una compañía de seguros pudiera regalarte esta sensación: volar sin miedo, a cuerpo libre, viviendo una sensación de libertad y seguridad que a veces casi se nos olvida... P.D.: encontrarás la versión original de esta foto y otras maravillas en la pagina web de Alfredo Vaquero (FredVision) !

  • La semplicità e linearità nella fotografia di Marco Reggi, tra architettura, design e still life

    Guardando le sue foto, colgo una “pace dirompente”. Ne scopro le origini, le fonti di ispirazione, la formazione presso il CFP Bauer di Milano e mille sfumature di un percorso che lo hanno condotto alla libera professione. Gli incontri belli e le sfide quotidiane: tutto contribuisce a fare di Marco Reggi il professionista che è oggi. Voce, forma di espressione e un lavoro che ama: questa è la fotografia per Marco. Fiera Milano È un percorso professionale, il tuo, fatto di molti incontri e diverse emozioni. Ce n’è uno che ricordi con particolare affetto? Quello c on l’architetto, designer e artista italiano Alessandro Mendini: una persona dolce e umile che ho avuto la fortuna di incontrare e fotografare.  Altrettanto prezioso è stato l’incontro col fotografo Leo Torri. Foto di Marco Reggi per Linea Light Group- Cantina Bottenago. Terminato il corso presso la scuola di fotografia Bauer di Milano (la scuola più bella del mondo ♥️), ho avuto la fortuna di lavorare come suo assistente. Nelle sue immagini ho riconosciuto una grande affinità con il mio stile fotografico: ci accomuna il gusto nella composizione e la quasi maniacale attenzione nella ricerca degli equilibri.  Incontri e disincontri …  Eheh, già. Quando sei in viaggio verso Colonia e a Zurigo scopri che il bagaglio è andato altrove, è un po’ un casino.  Però, contro ogni aspettativa, ho mantenuto la calma facendomi bastare quello che avevo. Stravolgendo i piani, buona parte del servizio lo feci a mano libera.  Quell’inconveniente è servito, tutto sommato. Assolutamente sì. So che posso gestire anche i momenti più difficili e questo mi rende più tranquillo, soprattutto facendo un lavoro in cui si dipende da un’attrezzatura che può venire meno e dal parere del clienti che a volte hanno una diversa   cultura delle immagini. Foto estratta dal progetto Spazio Fotografico Ovvero…? La cultura delle immagini si basa su quanto sappiamo del linguaggio delle immagini. Mi viene in mente Oliviero Toscani con le sue foto disturbanti e provocatorie, ma estremamente efficaci.  Capita che, per scopi commerciali, venga scelta una foto solo perché piace, ma le immagini dicono molto di più, a volte anche a livello inconscio. E non è un dato trascurabile. Guardando le tue foto, noto che la semplicità e la linearità sono un po’ i tuoi must.  Sì, e in questo mi ispira ed emoziona la semplicità descrittiva della scuola documentaristica tedesca, di cui apprezzo in particolar modo i coniugi Becher e August Sander.  Nella lettura e interpretazione degli spazi, invece, penso ai fotografi italiani Gabriele Basilico e Luigi Ghirri.   Foto per Linea Light Group - Diphy Lamp. Andando oltre la fotografia, invece…? Citerei tre artisti: il pittore Franz Kline per la capacità di reinterpretare l'architettura urbana con la sua energia gestuale e sintesi grafica; il grafico Bob Noorda per il suo modo di rappresentare tutto in modo molto semplice ed intuitivo unendo estetica e funzionalità e, Bruno Munari, per il suo approccio sempre fresco, giocoso e contemporaneo. Che è un po’ simile al tuo, se ho ben capito. Sì, perché è influenzato sia da un settore in continua evoluzione che dalla mia crescita personale.  Ogni giorno è diverso dall'altro e ogni servizio fotografico mi mette alla prova, spingendomi ogni volta ad esplorare qualcosa di nuovo. Mi considero davvero fortunato a fare il lavoro che amo.  È una bella fortuna, infatti. ♥️ Grazie di cuore. Scopri il mondo di Marco Reggi sui suoi profilil social ( Instagram e LinkedIn ) e sul suo sito   www.marcoreggi.it ! Foto di Marco Reggi per Studio Ecoarch - Casa PR.

  • Alessandro Magni e le Parole in Gioco del Parco Trotter - La lingua italiana no profit di cui abbiamo bisogno

    C’è un posto, a Milano, in cui persone di 25 nazionalità diverse ricevono lezioni di italiano e vengono coinvolte nei progetti di integrazione più disparati. È il Parco Trotter, a due passi dal cuore multietnico della città (via Padova). Volontariato e accoglienza, ponti culturali e cittadinanza attiva: le parole di Alessandro, Paola e Valentina del progetto Parole in Gioco ne sono un concentrato.  Alcuni studenti del progetto Parole in Gioco. Hai scoperto il Parco Trotter circa quindici anni fa… Alessandro -  …e le scuole al suo interno che, con le attività organizzate nel parco, riflettono il tessuto multietnico di questa zona di Milano. Pensa che gli studenti di Parole in Gioco provengono da ben 25 nazionalità, soprattutto Egitto, Perù e Bangladesh.  Ci incamminiamo verso la Libreria multietnica dove la varietà delle lingue è anche più vasta.  Con questi libri spesso raccontano ai bambini le favole in più lingue contemporaneamente.   Wow, c’è persino il nepali! Dici “raccontano” perché se ne occupano altri? Sì, è un’attività tipica di Libro Trotter, un progetto nato in seno all’associazione Amici del Parco Trotter assieme a Parole in Gioco; Voci di Donne (coro multietnico);  Parco Scenico (laboratorio teatrale) e  Atelier Trotter, cioè il corso di cucito per donne.  Wow, quanta varietà!  I vostri studenti sono i primi a riconoscere il legame tra conoscenza della lingua e integrazione, immagino…  Assolutamente, e vogliamo aiutarli sia nell’approccio più elementare che nella preparazione degli esami PLIDA. Con questi ultimi, possono attestare in modo ufficiale la conoscenza della lingua italiana avendo accesso al permesso di soggiorno di lunga durata con il livello A2; alla cittadinanza col livello B1 e altri requisiti; all’università col B2.  Festa finale del corso estivo 2024 (Parco Trotter) A questo punto incontriamo Paola, e con lei osserviamo altre sfumature dello scambio umano che è alla base dell’accoglienza.  Paola - Cerchiamo di aiutare chi si rivolge a noi anche in altri ambiti (lavoro, alloggio, compilazione dei documenti).  In generale, l’accoglienza è uno degli obiettivi che mettiamo in pratica in ogni azione e in ogni momento dell’anno, tant’è che garantiamo l’accesso ai corsi di lingua anche se sono iniziati già da un po’.  Alessandro - Poi con la Rete Scuole senza Permesso, che coordina 30 scuole di italiano per stranieri di Milano e provincia, ci si confronta, si formano gli insegnanti e si organizzano delle attività (cineforum, gite al bowling…). Per alcuni ragazzi sono esperienze completamente nuove.  A tutto ciò si uniscono gli eventi organizzati dagli Amici del Parco Trotter.  Come quello con Moni Ovadia in occasione della giornata della memoria, poi quelli con gli scrittori del quartiere e la Festa dei Popoli per la Milano Civil Week.  È un volontariato che fornisce davvero tante opportunità, quindi.  Tra tempo, competenze e passione civile, ognuno aiuta come può.  In quanto soci, diamo un piccolo contributo annuale e, di tanto in tanto, riceviamo piccole donazioni in denaro. Inoltre, facciamo rete con associazioni e cooperative sociali della zona e cerchiamo di captare opportunità preziose. Tempo fa, ad esempio, l’Università Bicocca ha offerto visite oculistiche, permettendo a cinque nostri alunni di rifarsi gli occhiali gratuitamente. Nel frattempo ci congediamo da Paola e incontriamo prima Simonetta, che prepara gli studenti all’esame A2, e poi Valentina, ai suoi primi mesi di volontariato.  Valentina - A volte arrivo qui stanchissima. Eppure, dopo aver fatto lezione, mi sento piena di energie e sono pronta a fare mille altre cose!  Le persone che frequentano le nostre lezioni mi sembrano davvero volenterose, gentili, riconoscenti. Si vede che hanno voglia di imparare e questo ci motiva.  Una motivazione che sentono sempre più persone, mi diceva Alessandro.  Alessandro con Amani (studentessa) e Daria (volontaria). Alessandro - Esatto. Al momento contiamo circa 200 studenti, tra i corsi diurni e serali. Tendono ad aumentare anno per anno e non possiamo che esserne felici.    Ringraziandoli di cuore, saluto tutti sperando di rivederli presto. Il mondo di Parco Trotter è ricco di sorprese. Per scoprirlo, clicca qui -> Instagram , Facebook , Sito web

  • Come parlare al proprio target: 4 esempi di Pubblicità di successo dal Mondo

    Fevicol, Heineken, The Coca-Cola Company e la Scentsible LLC: cosa accomuna queste marche? Tutte e quattro forniscono degli esempi di pubblicità  che creano una connessione profonda con il proprio pubblico. Mi affascinano in modo particolare gli spot che riescono a entrare in sintonia con le persone  utilizzando situazioni quotidiane,  con una buona dose di umorismo e  celebrando la diversità culturale.  Il marketing può risuonare a livello personale, evocando emozioni autentiche e ricordi condivisi , e penso che gli esempi di pubblicità  scelti per te in quest’articolo lo dimostrino a pieno.  Seguimi nei prossimi paragrafi, tra fattori culturali tipici e presenza globale, tra situazioni del quotidiano e scene bizzarre, tutto e sempre tenendo a mente il target. Quando una marca entra nei modi di dire - L’India e gli imperdibili spot della Fevicol  Immagine tratta da ndtvprofit.com Detiene il 70% del mercato indiano degli adesivi ed è così popolare che i loro slogan sono diventati parte delle conversazioni quotidiane  per indicare un legame forte o un'attaccatura ostinata.  Si tratta della Fevicol , ovvero “la colla più ampiamente usata qui, in India , sin da quando ero piccola”, dice Shehzeen, una mia amica flamenca indiana. “La usano tanto gli architetti quanto gli studenti di tutte le età for art and projects , e ne esistono varie formule per usi diversi”.  L’espressione “ Fevicol ka mazboot jod hai tootega nahi ” è entrata nell’ uso comune  anni fa e, come conferma Shehzeen, significa grossomodo: “The joining strength of Fevicol won’t let it break” (La forza aderente della Fevicol non lo farà rompere”). Dal 1959, le sue pubblicità sono diventate leggendarie, non solo per il loro umorismo ma anche per il loro impatto nella vita degli indiani.  Molto prima di coinvolgere delle celebrità di Bollywood, la Fevicol ha utilizzato situazioni facilmente riconoscibili per far ridere le persone e per imprimere il marchio nella loro memoria.   I loro spot ti accompagnano nel cuore della cultura indiana e, per chi ne fa parte o per chi l’ha studiata un po’, è facile cogliere i riferimenti culturali  quando un sofà diventa lo spettatore del quotidiano  di più e più generazioni;  quando connette la finalità del prodotto ai riti tradizionali  della cultura indiana; quando osserva da vicino l’India, le sue strade e i suoi bus .  Alcuni ti sembreranno divertenti e paradossali, come quella in cui una coppia a bordo di un furgoncino viene seguita da un ciclista , o quando il guscio di un uovo  è così compatto da non rompersi. La forza della Fevicol sembra funzionare anche solo attraverso la sua etichetta. ;)  Inoltre, tramite gli esempi di pubblicità  forniti dalla Fevicol, si ha la dimostrazione che anche i prodotti meno interessanti possono essere commercializzati in modo divertente se si pensa fuori dagli schemi . Lo dice anche Isra Bravo  che, nel suo libro  S torytelling salvaje , sostiene l’utilità dello storytelling in qualsiasi caso. Anche se vendi chiodi. Infatti puoi far leva su un intento sociale come l’aumento dei posti di lavoro in una determinata zona, oppure su temi relativi al riciclo, tanto cari alla sensibilità dei consumatori contemporanei.  E poi, a ben pensarci - aggiungo io - un chiodo può tenere unite cose molto diverse  e, oltre a permettere ad armadi e oggetti vari di mantenere la propria struttura , serve a tenere ancorati ai muri le immagini dei propri ricordi.  La forza adesiva di Fevicol , che mantiene incollato il target ai suoi spot , è espressa in maniera perfetta anche nel logo : due elefanti, diretti in direzioni opposte, tirano con la coda due metà di una sfera. “ Their glue is so strong that even two elephants can’t rip it apart ” ( la loro colla è così forte che nemmeno due elefanti possono farla a pezzi ) commenta la dolce Shehzeen.  L’Heineken diventa “La Verde” per il suo 150° anniversario  foto di  Christian Gertenbach   Hekkene, Moneken, Heini, Hakkinen…ma come si pronuncia questo nome olandese ? Certo, se ti riferisci a lei come The Green One (“La Verde”), quasi sicuramente ti capiranno ovunque, e l’azienda lo sa.  Così, per celebrare il suo 150° anniversario, la Heineken  lo ha detto a gran voce: la sua birra è conosciuta in tutto il mondo  (i dati forniti dall’azienda sulla propria presenza internazionale  lo confermerebbero). Nello spot Whatever you call us , infatti, persone di diverse etnie e nazionalità chiedono una Heineken con una varietà di nomi che i baristi faticano a capire, finché non optano per The Green One . E’ un po’ come chiamare la Bjorne “La birra dell’Orso” (o direttamente “La Orso” come sentii chiamarla in un paio di locali della stessa città).  In generale, la Heineken crea connessioni emotive  col suo target, ovvero gruppi di persone  che si incontrano nei tipici luoghi di aggregazione (una casa in cui stanno dando una festa, locali di vario tipo…).  Inoltre, gli esempi di pubblicità che ho selezionato tra gli spot della Heineken, fanno leva  anche sul concetto di vincita  e sogno . Lo spot The Negotiation  ruota attorno alla possibilità di vincere dei biglietti per assistere ad una partita di UEFA Champions League. Il dato curioso? È ambientato in un negozio di arredamento. :p Con The Dream Island  ci si spinge oltre, dando ad un gruppetto di persone l’opportunità di materializzare i propri desideri.  La Sprite parla chiaro: esempi di pubblicità dall’Argentina, spot onesti per dire Las cosas como son    foto di Gift Habeshaw  Connettersi con un pubblico giovane in modo autentico e schietto: questo era l'obiettivo principale della campagna del 2005 Las Cosas Como Son  (“Le cose come sono”) lanciata da The Coca-Cola Company per promuovere la Sprite.  Nel  2007 , questa campagna è valsa il premio Gran Effie all’ agenzia Ogilvy & Mather Argentina  nella categoria Éxito Sostenido (Successo Duraturo).   Rappresentando situazioni di vita quotidiana, si è scelto un  approccio diretto e onesto  e una buona dose di ironia .  La volontà di distinguersi dalle classiche pubblicità idealizzate si nota anche dallo slogan: una frase come “ Las Cosas Como Son ” riflette la volontà di connettere con il pubblico target in modo profondo, parlando di situazioni che il pubblico vive davvero , che può riconoscere proprio perché raccontate senza filtri o abbellimenti. Di questa campagna, ho scelto per te 4 esempi di pubblicità  in cui il target può riconoscersi al volo:  Tu amigo te tiene ganas   (Il tuo amico ti vuole); Tus viejos lo saben   (I tuoi lo sanno); El amor te vuelve idiota   (L’amore ti rende idiota); Sos monotemático   (Sei monotematico). Dopo molti anni, sulla stessa scia ma ponendo un accento più forte sulla solidarietà, la Sprite ha lanciato la campagna No Estás Solo  (Non Sei Solo), in collaborazione con Reddit  (se hai più familiarità con l’inglese, la trovi nella versione You are not alone ). In questo spot, ragazzi e ragazze tra i 16 e i 23 anni scrivono delle confessioni online. Si sentono incompresi, finché sullo schermo non appaiono parole cariche di calore e comprensione a regalargli un sorriso (“ Anch’io sono vergine…pensavo di essere l’unica …”).  Gli spot di Poo-Pourri e l’esigenza molto sentita di occultare la puzza delle puzze   eBay A chi non piacerebbe fare la cacca occultandone ogni traccia olfattiva?   No problem, ci pensa la Scentsible LLC  col suo profumatore per bagni Poo-Pourri ! La sua particolarità o USP (Unique Selling Point) sta nella sua composizione a base di oli essenziali naturali che crea una barriera sulla superficie dell'acqua del water intrappolando, al di sotto, l’odore malefico.  I loro partner in crime sono stati gli Harmon Brothers (già noti per il famoso unicorno…), il cui approccio schietto e carico di humour è in linea con il Tono di Voce dell’azienda, tono che si evince anche dal nome del prodotto. Invece del classico pot-pourri, qui ne abbiamo uno con la ‘cacca’ ( poo ).  Leggendo questa intervista a Suzy Batiz su Forbes.com , scopro che il primo spot del Poo-Pourri diventato virale è stato Girls Don't Poop . Oltre a ricevere 10 milioni di visualizzazioni in 2 settimane, gli è valso  4 milioni di dollari in back orders (ovvero in ordini accettati nonostante mancasse la merce in magazzino!).  Anche How to Poop at a Party   merita (quando ti scappa mentre sei a pranzo dalla suocera e  l’odore delle proprie feci è l’ultima cosa che vorresti presentarle). Puoi mescolare puzze su puzze con spray super chimici o puoi persino farla in giardino… Ma la soluzione migliore è ovviamente il prodotto in vendita. Control the shituation with Poo-Pourri ! XD Mentre la Fevicol ha sfruttato numerosi e variegati punti di contatto col pubblico di riferimento alternando situazioni realistiche ad altre più fantasiose, le altre marche hanno preferito sfruttare angolazioni ben precise: all’Heineken interessano le persone che si aggregano, per la Sprite sono rilevanti i ragazzi, per la Scentible LLC le situazioni in cui ci scappa…  Conoscevi alcuni di questi spot o è stata tutta una scoperta? Scrivi pure nei commenti e fa’ delle proposte: se vuoi che parli di altri esempi di pubblicità  diffusi in nazioni e culture specifiche, farò volentieri “un viaggio intorno al mondo ”. :D  ps: grazie ancora a Shehzeen Cassum  che mi ha aiutata a raccogliere preziosi riscontri sull’uso e sulla popolarità della colla Fevicol in India.

  • 5 riflessioni sul Copywriting

    "Mi occupo di Copywriting". "Ah, fantastico...e che roba è?". In Italia non rientra di certo tra i mestieri più noti e spesso lo si confonde col 'copyright'. Un po' c'entra coi diritti d'autore, nel senso che è buona abitudine non rubare i copy altrui, ma 'sti copy che sono? ​ Nel settore pubblicitario, un copy è un testo volto ad incoraggiare i consumatori a comprare beni o servizi. In generale, spinge il lettore a compiere delle azioni che si riflettano positivamente sulle vendite e sulla reputazione dell'azienda. ​ Per questo un copywriter ha il compito di vagliare il senso di ogni singola parola: nei suoi testi, la scelta dei singoli termini e l'ordine in cui vengono collocati all'interno delle frasi hanno un intento ben preciso. ​ Negli ultimi tempi mi sono esercitata nell'analisi dei testi di alcuni siti aziendali. Le attività che ho preso in considerazione sono dedite al commercio di farine, pasta, cibi surgelati, arredamento e prodotti realizzati in carta. Grazie a questo esercizio ho notato alcune tendenze su cui ho fatto delle riflessioni. Le condivido qui di seguito, proponendo correzioni a formule e frasi che forse sono presenti anche nei tuoi testi. Spero ti risultino utili. :) ​ Pronto a partire? Una storia che dura da più di cento anni: storicità e vendita Mi sono imbattuta in frasi come: "Grazie alla lungimiranza del fondatore che nel 1920...", "di padre in figlio”, “da generazioni”... Sono molte le attività che tendono a ribadire l'importanza della storicità della propria azienda. Ci sta, ma un’azienda nata l’altro ieri non per forza ha più svantaggi rispetto ad una che invece è nata nel 1915 se entrambe fanno tesoro di tutto quel che la scienza ha scoperto sinora. Non è per forza e solo una questione di tempo. Io metterei in risalto solo quei passaggi che hanno permesso alla tua produzione di evolversi, in termini di qualità o quantità, facendoti spiccare rispetto alla concorrenza. Tecnicismi e perché sopprimerli 'Know-how' e 'core-business' tra farine, divani o sacchetti di carta stonano un po', vero? Mi risulta difficile credere che un cliente venuto sul tuo sito a dare un'occhiata ai tuoi salotti si dica: "Fermi un attimo, devo sapere cos'è il 'know-how'!". Sì, certo, non vede l'ora! :p Sostituirei questo termine con 'abilità' e 'conoscenze'; core-business lo cambiamo con "la nostra principale attività" e abbiamo risolto anche questo problema. Individuando la tua clientela ideale, eviterei di dargli dei grattacapi. Andrei al sodo usando parole semplici. Prodotti magnifici per clienti estatici: il copywriting è magico fino a 'na certa In totale, avrò analizzato i testi di una cinquantina di siti. Mi sembra di aver navigato tra una marea di termini ed espressioni quali: professionalità, passione, nobile arte, antico mestiere, qualità, naturalità, prodotto eccelso... Peccato, però, che da soli non dicano molto. Ne vuoi una prova? Ti faccio 3 esempi: 1) essere professionali è un concetto mooolto relativo. Tutti possiamo essere convinti di esserlo ma affermarlo non costituisce alcuna garanzia; sono certa che il tuo prodotto soddisfa delle esigenze ben precise. Farei leva su quelle; 2) siamo leader del settore… Anche questo dato andrebbe corredato da una classifica ufficiale, così da spiccare rispetto alla concorrenza con dei dati di fatto; 3) la “naturalità” dell'alimento che vendi è dovuta al fatto che non viene trattato con additivi chimici? Anche questo è un dato dimostrabile? Questo vuol dire dare peso ad ogni cosa che dici. Certo, la maggior parte dei tuoi clienti non analizza i tuoi testi come fa uno studente di copywriting (in modo un tantino maniacale XD) ma si fa molte domande lo stesso: se non ha ancora provato il tuo prodotto, un buon grado di diffidenza ce l’ha. Tu ami i tuoi prodotti. Lui non ancora. ;) I nostri valori Nelle sezioni "Chi siamo" e "I nostri valori", hai precisato che la tua azienda agisce in modo etico, nel rispetto dell'ambiente e così via. Fossi in te, non diventerei ossessivo ribadendolo in tutti i laghi e in tutti i luoghi e - tra l'altro - usando sempre gli stessi termini. Ad esempio, per esprimere il tuo amore per la natura, potrebbe essere più utile ed efficace dimostrare, basandoti su dati oggettivi, che la tua azienda ha ridotto le emissioni di CO2 del tot% rispetto all'anno scorso. Dovere o potere? Esplorando alcuni siti volti alla promozione di prodotti gluten-free e alcune recensioni degli stessi, mi sono imbattuta in queste due frasi: Per chi segue specifici regimi alimentari VS per chi deve seguire una dieta priva di glutine. La prima espressione si rivolge al cliente ideale in modo neutro. Può essere troppo generica, forse, ma è inserito in un contesto in cui è ben chiaro che si sta parlando di pasta senza glutine. La preferisco rispetto alla seconda espressione perché quest’ultima, pur essendo più precisa, contiene il verbo ‘dovere’ di cui – a mio avviso – si può fare anche a meno. Invece di ricordargli quel che ‘deve’ fare, mi concentrerei, piuttosto, su quanto sia piacevole mangiare il tuo prodotto con gli altri commensali. Seguire diete diverse non è un problema; il tuo prodotto rappresenta una possibilità.

  • Crear anuncios, marcas y logotipos - En su cuenco todo tu amor

    Todo empezó por una creación de Foto Animalesche, un proyecto de fotos de mascotas dirigido por Alessandro de Leo. La mirada de ese Border Collie me dejó enamorada e imaginarla en un anuncio de piensos fue inevitable. Así empezaron mis investigaciones, y me pregunté: ¿Cuándo van a comprar el pienso, en qué aspectos deberían fijarse los potenciales clientes? ¿Cómo podría destacar un nuevo producto en el mercado de los piensos? Cuando un pienso es de buena calidad Según las informaciones que recopilé, los piensos de buena calidad llevan un alto porcentaje de carne. Además, pensando en un producto de gama media-alta, lo imaginé llevando el sello Slow Cooking, porque siendo cocinados a baja temperatura conservan todos los nutrientes naturales. ¿Pero cómo puede destacarse sobre la competencia? Como ocurre con la carne en 3D a base vegetal, quizás sea posible darle al pienso de esta marca la textura de la carne real. Así me imaginé unos “filetes” hechos con un mix de nutrientes para perros afortunados que pudiesen sentir la sensación de llevar en la boca una chuleta. :D De esta forma, el perro tendría una experiencia multisensorial ("para que él también pueda soñar con los ojos abiertos") y una comida completa y de calidad. Darle este pienso sería un verdadero acto de amor! Crear anuncios y marcas: como nació el nombre de la marca Mirando la foto elegida por este anuncio, me fijé en la lengua del perro: a través de ese órgano, la mascota percibe el sabor y la textura del pienso. Por eso pensé en el nombre Dingua, que es la versión antigua del término latino (e italiano) ‘lingua’. Ps: si quieres admirar la foto de Rem tal y como es, dale click a la página web de Alessandro de Leo!

  • Barista per passione: Melissa Pinna, un’italiana a Sevilla tra Latte Art e Gestalt

    Fare il caffè ti rilassa… È la mia griffonia! Non quanto la montatura del latte, però. Perché in quel momento mi fermo, non ho la possibilità di fare altro. Lasciare il montalatte in funzione nella caraffa del latte per dare il resto a un cliente o per svolgere altre mansioni per me è inconcepibile. Per dirlo nei termini della terapia Gestalt, la montatura del latte rappresenta per me il momento di “poggiare i piedi a terra”, vivendo “la realtà del qui e ora” per avere più consapevolezza del momento presente. Il latte va accompagnato alla cremosità. Azz! E qui dovrebbe partire una vera e propria standing ovation! <3 Il tuo è un cappuccino consapevole a cui ci accompagni spesso la Latte Art… …e lo faccio con estremo piacere. Per me, infatti, non è soltanto una tecnica per decorare un caffè o un cappuccino modellando il latte montato. Io la vivo come una vera e propria coccola da regalare ai clienti che, a volte, si fermano appositamente per fargli una foto o per farmi un complimento.  Sono momenti che, oltre ad emozionarmi, mi rallegrano la giornata. Il tipo di complimenti che preferisci. Assolutamente, lo preferisco al “sei bella”, soprattutto perché nessuno mi ha detto che…(ridiamo). Il cappuccino mi dà un po’ di autostima. Cappuccino Best Friend (continuiamo a ridere mentre ci arrivano due bicchieri ghiacciati di birra)! Bello questo calippo al luppolo… Il Calippolo! Lol! Tornando alla schiuma del latte… In realtà, dovrebbe essere tutt’altro che solida. In certi bar sembra schiuma da barba per quant’è compatta, ma è la cosa più distante dal risultato ideale… Possiamo dire che sei una barista per il piacere di esserlo. Sì, e mi ritengo molto fortunata per questo. È un lavoro sottovalutato in moltissimi contesti, purtroppo. Continuo ad ascoltare la frase: “Cosa ci vuole a fare un caffè?”, ma se vuoi che il caffè sia più di un semplice quantitativo liquido di caffeina, bisognerebbe dedicargli più attenzione. È molto più di un gesto meccanico. Grazie di cuore per esserci stata, Mel! ❤️ Scopri quel che Melissa ha creato con la Latte Art!

  • La Pole Dance per Giulia Polo: gravità e leggiadria, potenza e grazia

    Stufa della palestra, Giulia si è imbattuta per puro caso in una scuola di pole dance della sua città. Dopo una prova fatta senza troppe aspettative e non sapendo quasi nulla di questa disciplina a metà tra la ginnastica e la danza, ha esplorato il metodo di più insegnanti. Scuola, accademy e poi lezioni individuali: ogni modalità ha il suo aspetto positivo. Per Giulia non è stato un colpo di fulmine ma un interesse maturato nel tempo e fatto di tante piccole sfide: ogni step è una prova per raggiungere un nuovo obiettivo. Grinta e motivazione? A valanghe. Giulia – Gravità e leggiadria, potenza e grazia. Sembrano elementi che non possono coesistere ma, per me, tutto nel mondo è ying e yang: opposti che si attraggono e si completano. La pole dance non fa eccezione: richiede sofferenza ed eleganza, forza ed armonia. È iniziato tutto con un “Bah, provo”. Esatto, come quando fai una cosa senza saper bene a cosa stai andando incontro. I film ci ingannano e ci fanno sognare amori profondi nati in un battito di ciglia: i classici colpi di fulmine. Non è il mio caso: alla Pole Dance mi ci sono appassionata col tempo. Ho mollato tante volte ma ho sempre ricominciato, senza chiedermelo troppo. Vengo costantemente attratta da questa disciplina proprio come siamo tutti calamitati verso i ventilatori d'estate. Ma quindi: è amore? A volte sì, altre un po' meno. Durerà per sempre? Boh, lo scoprirò vivendo. Riprendere, per te, si è rivelato sempre relativamente facile… …perché il corpo ricorda. È un po’ quello che accade per la bicicletta o gli sci… La mia insegnante Augustina mi ricorda spesso questo aspetto affascinante della natura umana: il nostro corpo memorizza tutto. Mi sembra di aver intuito l’esistenza di stili piuttosto diversi tra loro... Assolutamente. C’è la Pole Sport che è molto simile alla ginnastica ed è lo stile a cui mi sentivo più orientata quando ho iniziato (ora ne sto provando diversi per esplorare meglio questa disciplina e fare cose più danzate). Esiste anche la Pole Exotic che si esegue indossando i tacchi alti e la Pole Double che – come suggerisce il nome – si fa in coppia. Al di là degli stili, noto che attorno a questo sport (individuale nel 90% dei casi) ruota una comunità piuttosto ampia. Per me è bellissimo percepire il supporto reciproco che si crea intorno ad una passione comune. Ci vuole tanta forza e allenamento e qualche livido qua e là… Sin dall’inizio. Lividi, bruciature, calli… Proprio ultimamente ho fatto una figura in cui mi reggevo su un solo braccio e adesso sembra che mi abbiano picchiata di brutto. Alcune frizioni sulla pelle sono inevitabili ma ne vale la pena. Vanno sempre messi in conto le gioie e i dolori. Con la voce di La Russa: “Diciamolo!”. Diciamo che ognuno di noi ha una sua predisposizione: io, ad esempio, non sono amante dei trick saltati o dov’è richiesta troppa flessibilità però mi sento portata per le pose in cui bisogna metterci molta forza. Al di là dei singoli esercizi, di base per me vince il “mannaggia a tutto quanto, se l’ha fatto l’insegnante più brava del mondo, devo riuscirci anch’io!”. Lol :D Daje, Giulie’! Grazie di cuore. ♥︎♥︎♥︎ I link di questa Microintervista: Profilo Instagram di Giulia Profilo Instagram di Augustina (la sua insegnante) e link del suo sito.

  • La passione per la condivisione di Raffaella Sambolino, tra docenza e mentoring SEO

    La voglia di aiutare gli altri fa parte della sua indole, e questa è emersa anche in ambito professionale. Raffaella ha sempre assistito clienti e colleghi in difficoltà, sebbene i consigli di alcuni grandi manager spingessero in direzione contraria. Quando si è ritrovata senza lavoro a 49 anni si è rimessa in gioco facendo convergere le sue diverse passioni nello studio della SEO. Oggi è cofondatrice di DigitalMentor e ospite di Scream of Consciousness. Raffaella – Quando ho lavorato come sistemista Unix e tecnico CAD, era inevitabile occuparmi anche delle necessità di colleghi e clienti (come poi è stato per ogni ruolo da me ricoperto). "Tu sei ciò che sai": i manager in carriera me lo ripetevano spesso. Secondo il loro punto di vista, la condivisione delle informazioni è un pericolo per la propria leadership, ma non ci ho mai creduto. Alla Ericsson Telecomunicazioni di Milano hai lavorato come Responsabile informatico. Anche in quel caso, di tua iniziativa, tenevi dei corsi interni per aiutare i nuovi colleghi ad inserirsi. Anche per questo mi fu assegnato il ruolo di Responsabile dei Servizi Generali. Così incontravo finalmente il mio paradiso lavorativo, aiutando gli altri su qualunque cosa: informatica, logistica, acquisti, sicurezza, pulizie, giardini e parcheggi... E hai creato il nido interaziendale di Vimodrone (MI) tuttora in funzione. Un grande aiuto per le mamme lavoratrici, una grandissima soddisfazione per me. A un certo punto, però, l'azienda ha deciso di chiudere la sede di Milano… Avevo 49 anni e mi ritrovavo a cercare una nuova strada. Inoltre, avevo la sensazione di non servire più a nessuno e ricevevo proposte lavorative solo dall'estero. Per motivi familiari non potevo andarmene e per le aziende italiane ero troppo skillata o troppo vecchia. È stata dura finché, un bel giorno, mi son messa a studiare per diventare SEO Specialist*. In questo lavoro – molto richiesto – convergono diverse mie passioni. Le conoscenze informatiche mi hanno aiutata a capire l'algoritmo dei motori di ricerca, mentre la passione per la scrittura e per la psicologia mi ha dato l’energia giusta per imparare a comunicare in modo efficace con gli utenti del web. Ottimo mix per svolgere questa professione! Lo è! Certo, dopo un po’, ho sentito il bisogno di insegnare quel che avevo imparato… È un tipo di condivisione e di interazione umana che amo e a cui non voglio rinunciare. Oggi, a distanza di 10 anni da quel nuovo inizio, sono felice di poter essere una docente SEO. Da qualche mese, poi, mi occupo anche di mentoring nel progetto DigitalMentor fondato col mio collega Alessandro Carrieri. A 59 sono una startupper con tanti progetti per il futuro. Olé tú e…ad maiora! ❤ ps: Raffaella Sambolino è su LinkedIn! ;) *La SEO è una tecnica che permette ai contenuti WEB di acquisire visibilità online sfruttando metodi e tattiche gratuiti.

  • 50 sfumature di ageismo – Giuseppe Zaffarano e la lotta alla discriminazione basata sull’età

    La discriminazione basata sull’età è una piaga sociale. Per fortuna, però, c’è chi si muove controcorrente, come Giuseppe Zaffarano che, vent’anni fa, ha fondato l’Associazione Lavoro Over 40. Con i suoi soci, Giuseppe fornisce assistenza, consulenza e formazione a chi affronta la disoccupazione in età matura, favorendo la nascita di piccole imprese come APE System. Alcuni meccanismi sociali sembrano resistere al cambiamento ma la forza aggregativa e la ribalta dei longennials lasciano intravedere una piccola luce in fondo al tunnel. La ricerca di un nuovo lavoro, dal ’95 al 2000, risultò piuttosto difficile… Lavoravo come agente di commercio specializzato nelle ricerche di mercato. Dopo aver perso quel lavoro ne ho trovati altri, ma vivevo un forte disagio personale. Da un lato accettavo malvolentieri contratti a tempo determinato; dall’altro trovavo difficile relazionarmi con i colleghi più giovani. Per lo meno in quel contesto, puntavano al successo immediato e non alla continuità delle relazioni nel tempo. Sapevo che la mia condizione era condivisa da molte persone e questo mi ha convinto ad agire. In seno alla tua associazione, a loro volta, sono nate altre realtà virtuose. APE System ne è un esempio. Fondata da Alessandro Ciucci e Nicoletta Malagò, questa cooperativa/impresa di pulizie oggi aiuta gli over 50 del ferrarese a trovare un impiego. Offrite un ampio spettro di attività… Complimenti! In genere iniziamo con un colloquio in cui valutiamo il CV e ne offriamo la revisione. Poi organizziamo incontri mensili di gruppo in cui insegniamo l’uso efficace degli strumenti Office e di LinkedIn. Uno step successivo può prevedere sia tirocini per soddisfare le esigenze di aziende ben precise, sia corsi di formazione, tra cui spicca quello per diventare Assistente Familiare. Nell’arco di 12 anni, ne abbiamo formati 220 ed è stata per noi una bella soddisfazione. In tutto ciò aggiorniamo circa 6000 persone su diverse opportunità di formazione, posizioni lavorative o iniziative governative in loro favore tramite sito web, profili social e newsletter. Vi rifate a consulenti ed esperti, vero? Assolutamente e gli siamo davvero grati: in forma volontaria, mettono a disposizione la loro esperienza per i nostri soci e simpatizzanti. Tra questi la preziosa Raffaella Sambolino che salutiamo! Ultimo, ma non per importanza, è il rapporto con le istituzioni. Quando in un’offerta si richiedono candidati compresi in una fascia di età ben precisa si è di fronte ad una discriminazione “formale”. Grazie ai nostri accordi con il Dipartimento della Famiglia (UNAR – Ufficio Nazionale Antirazziale), possiamo segnalarla. Oggi il riconoscimento sociale dei longennials permette di tirare un seppur piccolo respiro di sollievo, non credi? Sì, seppur con lentezza, pare che il vento stia cambiando. I longennials sarebbero “i longevi del terzo millennio” che, con più di 50 anni d’età, si sentono in forma e pronte a svolgere mansioni lavorative. Alcune aziende ne stanno riconoscendo il valore. Ottimo. Grazie mille per aver partecipato a Le Microinterviste, Giuseppe. A presto! Per scoprire le iniziative dell’Associazione Lavoro Over 40 clicca sul link! Qui, invece, allego il servizio di Agorà (Rai3) su Ape System.

  • Pasquale De Felice, video editor made in Puglia

    Quando Pasquale scoprì che i soggetti ritratti nei video “potevano svanire nel nulla” fu preso da una certa euforia. Da quel momento non c’è stata alcuna differenza tra il tempo trascorso alle prese col montaggio e quello passato a giocare alla Play Station. Tutte quelle ore sarebbero poi riaffiorate anni e anni dopo, quando ha deciso di iscriversi al corso di Filmmaking della scuola Spaziotempo. Oggi quell’euforia si esprime tramite scelte più complesse e motivazioni più mature ma resta intatta come allora. Hai definito l’anno di formazione presso la Scuola di Fotografia e Filmmaking di Bari – Spaziotempo – un vero e proprio salto di qualità. Il loro corso di Filmmaking abbraccia la filmografia a 360 gradi e ogni insegnante, al suo interno, ha dato il suo prezioso contributo al mio percorso. Ne cito solo alcuni come Vito Palumbo che ha stravolto tutto quel che avevo imparato da solo sull’utilizzo dei software, spingendomi a ragionare sull’efficienza; Valeria Sapienza che, col suo approccio istintivo, mi ha fatto capire quanto sia importante saper mettere da parte la tecnica; infine, Nicola Ragone con le tante opportunità di fare pratica e sperimentazione dentro e fuori la scuola. Ho ricordi bellissimi di quell’anno e di tutto quel che ne è seguito in maniera indiretta: uno dei punti di forza di queste realtà è l’opportunità di creare un network di conoscenze piacevole e utile. In realtà penso che ogni operazione creativa nasca sempre da una collaborazione, anche quando si lavora da soli: in qualche modo si collabora con le proprie spinte inconsce, con la cultura, ed in generale con il mondo che ci circonda. Tutto è nato quando eri ancora piccolissimo. Un mio cugino mi mostrò una sorta di “effetto speciale” ottenuto su un suo video amatoriale (parliamo dell’era pre-smartphone). Quell’effetto scatenò in me un’euforia che ricordo tutt’ora. Mi colpì quell’apparente capacità di manipolare la realtà e la facilità con cui poter ottenere un risultato sorprendente da una premessa così semplice. Poi, a 9 anni, i miei mi hanno regalato un Sony Ericsson z610 all’interno del quale una rudimentale app per il montaggio video mi permetteva di inserire una traccia audio e scegliere una successione di immagini. Era la prima volta che vedevo una timeline (in gergo, lo spazio di lavoro su cui si edita) e, scegliendo delle scene del celebre anime Dragon Ball Z, montai il mio primo video musicale amatoriale. Mi è piaciuto moltissimo questo tuo pensiero: “È come se non avessi mai deciso di dedicarmi a questa attività. Ad un certo punto mi sono accorto di averlo fatto da sempre”. Credo che quando senti qualcosa, dentro di te, devi guardarti indietro: se sono tanti i ricordi legati ad essa, non ti resta che assecondarla. Scoprirai, così, di avere energie che non credevi nemmeno di avere, semplicemente perché erano lì, in attesa di essere impiegate per quella cosa e non sarebbero venute fuori per nessun altro scopo. Grazie per aver aggiunto questo prezioso tassello a Le Microinterviste, Pasquale! Auguri per tutto e...ad maiora! 🌈 Da' uno sguardo alle creazioni di Pasquale ☛ sul suo portfolio: https://express.adobe.com/page/53TtZo26rJj7j/ ☛ sul suo profilo Instagram: https://www.instagram.com/pasdefelice/ Se questa Microintervista ti è piaciuta, ti è stata utile oppure no, dimmelo in un commento. Un tuo feedback può aiutarmi a migliorare! Thanks 🙏🏽

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