
Risultati trovati per ricerca vuota
- Le infinite possibilità nell'arte di Michele Desiderato
In un suo quadro, il volto della Ragazza con l’orecchino di perla si apre in uno squarcio occupato dalla scritta ‘veemente’. Nelle sue tele appaiono qua e là aggettivi, frasi fatte o espressioni di semplice uso quotidiano che, mescolati all’ artbrut e alla streetart , formano collage caotici in cui mi ci perdo volentieri, quasi sempre sorridendo e pensando. “Vacanze di primavera” - Tecnica mista su tela 60x80 Come mi dicevi, hai un bel ricordo della fase formativa con il M° Giuseppe Signorile (1927-2016). Artista, prima che maestro, Signorile aveva conosciuto Picasso, De Chirico e altri importanti esponenti dell’arte pittorica di tutta Europa. L a sua personalità era un po’ bizzarra e le sue lezioni caotiche. Eppure, in quel caos, ho imparato tanto. Inoltre, ricordo la sua bottega – L’Ippogrifo – come un fantastico melting pot : era frequentato dalle persone più disparate e questa diversità la rendeva un posto unico. “Non è tanto il freddo ma l’umidità” - Tecnica mista su tela 70x80 Un laboratorio che hai faticato un po’ a trovare… Sì, perché la maggior parte degli atelier in cui mi ero imbattuto prima erano focalizzati sulla ritrattistica. Ma non ero – e continuo a non essere – interessato a quel tipo di approccio. Finché, un giorno, ho trovato su internet un annuncio di un’allieva del maestro Signorile, Silvia Belviso, un’artista che stimo molto e che, finalmente, mi introduceva in un contesto a me più affine. Delle lezioni del maestro Signorile, ce n’è una che ricordi in modo particolare? Quella sui tre requisiti fondamentali che contraddistinguono un’opera d’arte, ovvero la tematica, che è il soggetto dell'opera; la problematica, cioè la tecnica con cui la si realizza; infine, la poetica, ovvero il significato della stessa, quel che vuole comunicarci. Osservando le tue tele e riprendendo le parole del tuo maestro, sembra che tu ti sia focalizzato molto sulla “poetica”. È così, ma su questo resto piuttosto criptico. Preferisco che il fruitore dell’opera ci veda quel che vuole innescando in sé stesso una sorta di lavoro introspettivo. In questo modo, dai miei quadri scaturiscono infinite possibilità di interpretazione. “Advance” - Acrilico su tela 80x120 Dunque, se ho ben capito, dipingevi in uno stile molto simile a quello di Basquiat anche prima di scoprirlo (si tratta di uno dei più importanti esponenti del graffitismo americano, vissuto tra il 1960 e il 1988). Me lo ha fatto notare una mia amica, anni fa, e dopo di lei, molte altre persone. Ne sono davvero contento perché mi rivedo nella sua “semplificazione”: riesce ad esprimere più di quanto si potrebbe adottando canoni più convenzionali. Sembra che disegni come un bambino e questo somiglia molto al mio modo di guardare le cose: semplificandole, con occhio sincero, diretto. Tra le mostre a cui hai partecipato, ricordi con particolare piacere “ArtBrut22”… Partecipare alla mostra e ai laboratori dell’omonimo collettivo è stata un’esperienza indimenticabile. ArtBrut22 promuove percorsi di inclusione sociale, includendo i membri del Gruppo Phoenix, un ente di riabilitazione psichiatrica di Rutigliano (BA). “E.I.A. Cultur Art” - Tecnica mista su tela 50x70 Le opere sono sempre esposte e accessibili a tutti sia online che all'interno delle sedi del Gruppo Phoenix. Come noterai, il loro sito web offre alla vista un bellissimo pot-pourri di tecniche e mondi creativi ( http://www.artbrut22.com/artists ). L'ho visitato, e mi ci sono persa volentieri. Grazie mille per aver partecipato a Le Microinterviste, Michele. A presto. :) ⇣ https://www.instagram.com/cussieumiky8/ https://www.facebook.com/Cussieumiky8/
- Terry Parisi, in arte mademoiselle T.
Terry dipinge a mano tessuti in cotone. Servendosi di colori atossici, personalizza t-shirt, shopping bag e complementi d’arredo, tra cui tovagliette per la colazione, tovaglioli, runner, cuscini, tende e molto altro ancora! Ogni tua creazione nasce in sintonia con una canzone ed è impensabile per te consegnare un capo senza averci prima abbinato un pezzo. Esatto. I disegni fatti su commissione sono un vero e proprio progetto sviluppato in armonia con la musica e con l’acquirente. La canzone “giusta” può venirmi in mente al momento della commissione o palesarsi per casualità alla radio. È una parte indiscutibile del mio processo creativo, come lo è la comunicazione con il committente. Il risultato del mio lavoro, infatti, è il frutto di un dialogo in cui le nostre individualità si uniscono per dar vita ad un pezzo unico. A proposito di musica, hai intitolato una carta da parati con il nome di una canzone. Si tratta di 1234 di Leslie Feist. L’esperienza con Vagnari Carte è stata davvero costruttiva per me. Con loro avevo carta bianca e questo all’inizio mi ha un po’ spaesata. Ma sono uscita ben presto dall’ impasse : il desiderio di libertà ed emancipazione ha preso vita nelle mie donne ritratte sul tettuccio di un camper o immerse in campi di grano mentre brindano serene alla natura circostante. Alcuni acquirenti conservano le tue creazioni piuttosto che usarle. Che ne pensi? In tutta onestà preferisco che prendano vita nella quotidianità dei loro destinatari. Certo, vanno trattati e lavati con cura per preservarne l'integrità. Sembrerà un off topic ma il lavaggio delicato è legato a doppio filo con la nascita di mademoiselle T.: i ritmi frenetici a cui ero abituata si contrappongono al tempo che ora dedico a me stessa e alla customizzazione , un processo i cui tasselli sono uniti da una buona dose di pazienza tra ideazione, esecuzione del dipinto, 48h tra asciugatura e fissaggio, e una settimana d’attesa prima di poterlo lavare. Caspita, complimenti. Non so se reggerei a tutto ciò. Su una descrizione che fai del progetto mademoiselle T. affermi che per te esiste un “bello su misura”. Mi è piaciuta questa formula. Ecco alcune delle creazioni dipinte a mano di Mademoiselle T. Bhè, sì, con “bello su misura” mi riferisco alla possibilità di scegliere forme e colori per sé stessi. Penso che il bello sia un toccasana per gli occhi e per l'anima di chi guarda. Penso che abbiamo bisogno di provare questa sensazione di benessere. Dostoevskij diceva: "La bellezza salverà il mondo", e io ne sono sempre più convinta. Spero di rivederti presto su questi schermi per raccontarmi le evoluzioni delle tue attuali sperimentazioni su cui, per ora, stendiamo un bellissimo manto di cotone e di…acqua in bocca! Grazie per aver condiviso tutto ciò, Terry. ❤ Resta aggiornato sulle ultime creazioni di mademoiselle T! https://www.instagram.com/mademoisellet.mt/ https://www.facebook.com/mademoiselleTmt/
- L'idromele della Bjørn Ravnen Meadery
In antichità l’idromele era una bevanda comune tra i Norreni, sebbene sia passata alla storia come la “bevanda degli dei”. Bjørn Ravnen lo produce già da diversi anni e il suo prossimo obiettivo è fondare la propria distilleria. Quando hai realizzato l’idromele per la prima volta? Nel 2009. Da quel momento ho sperimentato una serie di dosaggi – tra quantitativo di miele e tempi di fermentazione – affinché il mio idromele avesse un gusto dolce e gradevole. Preferisco che sia liquoroso e che si aggiri tra i 15° e i 18°. Continuo a sperimentare con nuovi dosaggi e mi piacerebbe farlo anche con tipologie di miele che non ho ancora assaggiato. A tal proposito, vorrei caratterizzare la mia meadery con una ricerca del miele estesa a più territori: mi affascina l’idea di poter confrontare il gusto di un millefiori ottenuto in Italia con uno realizzato nell’Europa Orientale e vedere come questo influisce sul prodotto finale. L’idromele può essere ottenuto fondamentalmente in due modi. Esatto. Uno è più vicino al metodo originario e l’altro, più contaminato, prevede l’aggiunta di alcool. Io sposo il metodo antico puntando al miele di buona qualità. Il tuo marchio è in lingua norrena. Come mai? Dopo una prima fase di produzione son stato fermo per diversi anni. L’ho ripresa con la conversione al culto norreno, avvenuta nel 2018. Il nome del mio brand , infatti, coincide col mio nome spirituale: bjørn (‘orso’) e ravnen (‘corvo’), ovvero i miei due animali guida associati al dio Odino. In Portogallo hai scoperto anche la lavanda selvatica. Esatto, ed è stata un’esperienza importante perché mi ha aperto a nuovi orizzonti: per la prima volta pensai di elaborare delle varietà di idromele con erbe, spezie e frutta. Di lì la ricetta del mio Kiss of Freya , al gusto di fragola e vaniglia con note di lavanda selvatica. “ll bacio di Freya” (dea dell’amore nel culto norreno) mi è sembrato il nome ideale per un idromele dal gusto dolce. Se ad oggi dispongo di una varietà balsamica, una fruttata e una erbosa lo devo anche a quell’esperienza di vita. Dove ti piacerebbe realizzare la tua distilleria? In un qualsiasi posto in cui ci siano delle buone premesse per avviare un’attività, tra aspetti burocratici e culturali. Ho un grande spirito di adattamento e sono disposto a raggiungere le destinazioni più disparate. È pur vero che le esperienze di vita avute tra Europa Orientale, Europa del Nord e Stati Uniti mi portano a propendere per quei luoghi. Nell’Europa dell’Est e del Nord l’idromele non è una bevanda insolita e questo aspetto potrebbe rivelarsi positivo per la mia attività. Anche il Portogallo calzerebbe a pennello per la sua cultura del miele e dei mercati agroalimentari. Ad ogni modo sono convinto che, più di ogni cosa, conti il mio impegno. La dedizione è la ricetta che si muove ovunque. Sono curiosissima d’assaggiare le tue creazioni! Grazie mille per aver partecipato e in bocca al lupo per tutto! ♥︎ Links! 🔽 https://www.facebook.com/bjornravnenmeadery/ https://www.instagram.com/bjornravnenmeadery/ Ps: Bjørn Ravnen produce anche splendide collane ▼ https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/la-nine-worlds-art-di-bj%C3%B8rn-ravnen
- La Nine Worlds Art di Bjørn Ravnen
Nella tradizione pagana, le vite degli dèi spiegano come l’universo sia diviso in nove mondi e come in tutto l’esistente regnino gli equilibri della natura. Per Bjørn Ravnen, se gli elementi che costituiscono un accessorio sono ben bilanciati tra loro, sono in armonia anche con la natura circostante. Diaspro, Occhio di tigre, acciaio. Il concetto di armonia è piuttosto centrale nella tua attività d’artigiano. Nei miei accessori cerco di creare un bilanciamento estetico ed energetico. Inoltre, chiedo informazioni sia sulle circostanze che portano alla loro creazione, sia sulle caratteristiche dei loro destinatari. Voglio che le mie collane siano in equilibrio con chi le indosserà. Agata azzurra e Legno (con cordino elastico). Hai iniziato confezionandone uno per te, mi dicevi. Circa sei anni fa, ero alla ricerca di accessori che si distinguessero un po’ da quelli presenti sul mercato. Gli accessori “da uomo” non mi davano grandi possibilità di scelta. Così ho acquistato un kit per il modellismo e, intagliando il legno di cocco, ho realizzato il mio primo bracciale da avambraccio. Ho lavorato solo con legno di cocco e plastica fino al 2019. Poi, ispirato da una persona per me importante ho deciso di inserire nel mio processo creativo anche pietre naturali e ossa animali. Agata rossa, Ametista, acciaio. Zanne e ossa animali arrivano con l’avvicinamento al culto norreno. Esatto. In questo culto, zanne di cinghiale e ossa animali simboleggiano il rispetto tanto per la vita quanto per la morte. Portarli con sé è un’umile forma di rispetto verso l’animale di cui facevano parte; è un po’ come mantenerlo vivo. Come potrai dedurre, inglobare questi elementi nelle mie creazioni è stato un momento importante. Negli ultimi anni ho ascoltato diverse teorie e opinioni sull’utilizzo delle pietre. Qual è il tuo punto di vista sull’argomento? Agata brasiliana azzurra, Angelite, Turchese bianco, acciaio. Credo nelle energie delle pietre e penso che aiutino solo da un punto di vista energetico. Simboleggiano, in qualche modo, un incentivo a fare qualcosa o a muoversi in una direzione piuttosto che in un'altra. Per me rappresentano una sorta di aiuto spirituale. Distante dal mio modo di vivere e lavorare con questi materiali, invece, è l’idea che un talismano in pietra, legno e ossa possa fornire una cura o un rimedio a problemi fisici. Grazie mille per aver partecipato ancora una volta, Bjørn! I links di Nine Worlds Art ▼ https://www.facebook.com/nineworldsart https://www.instagram.com/nine.worlds.art Ps: Bjørn Ravnen mi ha parlato anche della sua produzione di idromele. Per saperne di più, clicca qui! ▼ https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/l-idromele-della-bj%C3%B8rn-ravnen-meadery
- Le 1000 gru di Tania Ianora - L'arte dell'origami a Gravina in Puglia
Detta anche orizuru (lett. ‘gru piegata’), la gru di carta realizzata tramite l’antica tecnica dell’origami corrisponde alla rappresentazione della gru della Manciuria. Secondo la cultura giapponese, può vivere fino a mille anni e per questo assume un significato speciale. Tania ne ha realizzate mille. Si tratta di un traguardo importante per gli origamisti. Perché? Secondo la leggenda, realizzarne mille porterebbe fortuna e prosperità: si crede che la gru viva mille anni e, per questo, sarebbe un animale forte. Inoltre è monogamo, quindi rappresenta la fedeltà e la felicità di coppia. Ma il mio legame con le gru di carta non si limita a questo. Ogni anno le orizuru vengono portate in segno di pace e speranza presso il Genbaku no ko no zō (lett. "Statua ai bambini colpiti dalla bomba atomica") situato ad Hiroshima. Portare mille orizuru in quel luogo ne alimenta la forza simbolica, ribadendo il messaggio di pace di cui è portatore. Fui molto colpita da questa scoperta e da allora il mio desiderio è poter partecipare a quel gesto con le mie gru. Wow, realizzarne mille non sarà stato semplice. Ci ho messo 4 anni. Per produrre un origami ci vuole una buona dose di tempo, pazienza e concentrazione, estraniandoti dalla realtà circostante e sgombrando la mente da ogni pensiero. Per festeggiare e condividere questo traguardo, hai organizzato un evento presso la Big Bench di Dolcecanto (BA). Come mai hai scelto proprio quella location ? In quel luogo ho avuto sensazioni positive sin da subito: la mera possibilità di potermi trovare lì mi è sembrata "un dono". La gru di carta porta con sé un significato legato alla condivisione e lo scenario in cui è immersa la Big Bench mi è sembrato il luogo ideale affinché questa avvenisse. Mi hai detto che i clienti rappresentano, per te, una grande fonte di ispirazione. Ispirazione, sprono e scoperta : mi aiutano a provare cose nuove, a non "cullarmi" su quello che ho già fatto. Venire incontro alle loro richieste per soddisfare al meglio le loro necessità mi porta a fare delle ricerche e a trovare nuove soluzioni. Se c’è una cosa che adoro del mio lavoro è proprio la possibilità di personalizzare ciò che produco in ogni minimo dettaglio. Sono ulteriormente contenta quando questo processo avviene per completi estranei che mostrano piena fiducia verso i miei gusti e le mie soluzioni artistiche, come gli acquirenti conosciuti tramite i social, a cui devo molto. Non vedo l'ora di indossare gli orecchini con le tue preziose gru! Ti ringrazio, Tania! Ps: con la tecnica dell’origami, Tania produce anche barchette e cuori. Questi, assieme alle gru, possono essere inserite in orecchini, bomboniere, articoli da regalo e molto altro ancora. Da’ un’occhiata alle sue creazioni! ⏬ https://www.instagram.com/taniaianoraaccessori/ Se questa Microinterevista ti è piaciuta, forse potrebbe interessarti anche▼ https://www.giovannacatanzaroblog.com/post/leaf-thief-foglie-e-fiori-da-indossare
- Elena Colonna alias Unico punto di vista
Ecco una breve chiacchierata con l'artista pugliese Elena Colonna, tra creature provviste di un solo occhio, progetti in corso e qualche ricordo. L'artista: Elena Colonna I tuoi esseri polifemici mi hanno colpita sin da subito. Posso chiederti il perché di questa scelta? Alla base del mio occhio "solitario" ci sono due esigenze. La prima è quella di rappresentare l'egoismo umano che guarda al mondo sotto la lente del proprio punto di vista; la seconda è quella di trasformare una difficoltà pratica in una caratteristica distintiva (che è un po’ il mio modus vivendi ). Quando ho iniziato a disegnare da autodidatta, mi risultava difficile creare un volto simmetrico. Credo che, a livello inconscio, abbia influito anche un’abitudine che mia madre aveva quando ero piccola: disegnava occhi ovunque, persino sui tovaglioli mentre eravamo a tavola. Un giorno ho iniziato anch’io. La settimana scorsa ci siamo viste per ritirare la bellissima felpa che mostro in foto. Come avrai dedotto, sono una fan della raffigurazione degli occhi. Come mai mi hai chiesto di cercare un modello di felpa che fosse soprattutto in cotone? "Double", unico_punto_di_vista Utilizzo coloranti che attecchiscono meglio su capi di cotone al 100%. Per la personalizzazione dei capi, ho ponderato anche la stampa. Tuttavia non voglio smettere di dipingerli a mano. L’handmade è la base da cui sono partita e mi piacerebbe che restasse nel mio percorso. Oltre al tuo percorso individuale, so che stai collaborando con una realtà molto bella del territorio murgiano. Si tratta di Vagnari Carte ( https://www.vagnari.it/ ) un'azienda di carte da parati del mio paese (Gravina in Puglia), gestita da due ragazzi che hanno idee ben chiare su cosa vogliono e dove vogliono arrivare. Giuseppe e Mimmo mi sono piaciuti subito per due motivi: sia perché le loro carte sono ecosostenibili, sia perché, grazie alla loro idea, le case dei clienti vengono personalizzate dagli artisti del territorio, e questo rappresenta per noi un’occasione di guadagno e di crescita. È una bellissima avventura appena iniziata che mi spinge a credere sempre di più in quello che faccio e soprattutto dà un senso concreto al mio lavoro. La mia felpa personalizzata da unico_punto_di_vista Altri progetti in ballo? Oltre a Vagnari Carte, al momento sto lavorando a dalle illustrazioni per bambini. Più in là mi piacerebbe realizzare una mia personale. Ma attendo con calma tempi migliori. È un work in progress. Per scaramanzia, ne parlerò nei dettagli solo quando tutto avrà una data concreta. Ti ringrazio tantissimo per aver dedicato il tuo tempo a questo Scream of Consciousness. C’è qualcosa con cui gradiresti salutarci? Una frase che ti è servita da monito, un motto, qualsiasi cosa ti abbia ispirata… Ti saluto con una frase che mi accompagna da sempre. Mio nonno paterno diceva: "Devi rubare il mestiere con gli occhi e saper fare tutto nella vita". Mi ha portata fin qui e chissà dove arriverò. In bocca al lupo per tutti i progetti in corso e futuri! Ad maiora! E a presto ❤︎ Per scoprire le nuove creazioni di Elena Colonna vai su: https://www.facebook.com/unicopuntodivista https://www.instagram.com/unico_punto_di_vista/ "La vittima di sé", unico_punto_di_vista Forse potrebbero interessarti altre Microinterviste legate al mondo dell'arte: - Bigiotteria https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/leaf-thief-foglie-e-fiori-da-indossare https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/la-nine-worlds-art-di-bj%C3%B8rn-ravnen - Tatuaggi https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/il-tatuaggio-a-mano-di-marika-d-ernest - Disegni https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/i-disegni-di-roberta-martucci - Origami https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/le-1000-gru-di-tania-ianora - Oreficeria https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/la-gioielleria-etnica-di-mario-morelli https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/indossare-la-propria-interiorit%C3%A0-attraverso-il-gioiello - Illustrazioni https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/gli-alter-ego-digitali-di-occhio-e-ciclone https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/io-sono-c-illustrazioni-angela-colonna - String art https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/post/il-filo-di-anna-per-la-recycled-and-string-art Se invece nutri interesse per le Arti Performative puoi dare un'occhiata a questa sezione del blog ⬇️ https://giovannacatanzarob.wixsite.com/myblog/myblog/categories/arti-performative
- Credere in sé stessi stando bene con chi ci circonda – Giuseppe Calculli si racconta
Da piccolo passava ore davanti alla tv, imparando a memoria una serie di scene tratte dai film: imitare atteggiamenti e voci dei personaggi più disparati gli risultava naturale. Fino ai 14 anni, però, ha tenuto per sé la passione per la recitazione perché era molto timido. Oggi, facendo comparse tra set italiani e americani, Giuseppe Calculli si evolve nel suo percorso assumendo, di volta in volta, una nuova consapevolezza di sé e del mondo circostante. Giuseppe Calculli - Attore Alle superiori le cose sono cambiate… I miei compagni di classe apprezzavano moltissimo le mie imitazioni. Far divertire gli altri mi faceva stare bene. Una volta finita la scuola, ho partecipato ad un talent organizzato nella mia città, dimostrando a me stesso e alla mia famiglia che questo è il lavoro che devo fare e per cui sono nato. Così hai iniziato a partecipare ad alcuni casting. Di lì la tua prima comparsa in Tolo Tolo di Checco Zalone. Mi sembrava di sognare ad occhi aperti: finalmente vedevo il mondo del cinema da vicino. Stando su un vero set con attori e con l’intero staff ho imparato il significato della professionalità. Ricordo con particolare piacere anche le comparse fatte ne L'ultimo paradiso di Rocco Ricciardulli. Indossare gli abiti dei braccianti degli anni ’50 è stato a dir poco emozionante. Facendo comparse ti sei imbattuto nell’accademia Obiettivo Successo di Cinzia Clemente. È stato un passaggio molto bello e importante del mio percorso: grazie a questo incontro, ho recitato nei miei primi spettacoli teatrali imparando molti aspetti del mestiere dell’attore, allenando la memoria e godendo dell’energia del pubblico. Alle prime comparse su vari set sono seguite alcune figurazioni speciali . Potendo parlare solo delle serie o dei film già usciti, faccio volentieri cenno a Le indagini di Lolita Lobosco (interpretata da Luisa Ranieri). In quell’occasione ho capito l’importanza della concentrazione. A volte si può passare per antipatici perché ci si isola dal resto del cast, ma trovare il focus prima di recitare è fondamentale per alcuni attori e mi sembra giusto rispettare questa necessità. Anche lavorare come Assistente dell’Organizzatore Scene di Massa ti ha permesso di capire quanto lavoro c’è dietro la realizzazione di un film. Dietro la ricerca di circa cento figurazioni c'è davvero tanto lavoro. Pensa che in alcuni set hollywoodiani, a volte, ne servono più di mille…! Giuseppe Calculli, comparsa sul set della serie tv "Fino all'ultimo battito". La tua passione è stata ulteriormente rafforzata negli ultimi tempi… Quando a mia madre è stata diagnosticata una patologia che presenta sia i sintomi della SLA che del Parkinson ho riflettuto su molti aspetti della vita. È come se, da quel momento, le dessi un motivo per lottare contro questa malattia proprio col mio lavoro e raggiungendo i miei obiettivi. In qualche modo voglio renderla orgogliosa. Grazie di cuore, Giuseppe! ♥︎ All’inizio di questa puntata puoi vedere la sua figurazione speciale ne Le indagini di Lolita Lobosco . Vuoi contattarlo? Usa Direct tramite il suo p rofilo Instagram o scrivendogli una mail a questo indirizzo: giuseppecalculli45@gmail.com !
- La sencillez que no es simple - Una charla sobre el flamenco con el guitarrista Raúl Corredor
En su camino musical de autodidacta hubo momentos cruciales que moldearon su propia forma de ensayar. En su mirada hacia el flamenco, la actitud, la técnica y la autenticidad tendrían que pasar por los vacíos y la sencillez (una sencillez que, al fin y al cabo, no es simple). Raúl Corredor en la Academia de flamenco Amor de Dios - Foto de Kaothic Alice ¿Qué entiendes cuando dices que es una cuestión de actitud? Me refiero a la necesidad - que todos tenemos - de impactar, de sobresalir, de impresionar a alguien tocando, cuando lo único que tenemos que hacer es estar al servicio de lo que está ocurriendo en el escenario en ese momento. Hace unos años tuviste un accidente con que se te rompió un brazo y tuviste que aprender a tocar desde el principio otra vez… Al final fue algo que paradójicamente me terminó ayudando: cambió muchísimo mi manera de relacionarme con el instrumento. Empecé a trabajar cosas que antes descuidaba, dándole espacio para mejorarlas. Hay cosas que parecen simples…pero tocarlas bien es otro asunto. Como el flamenco es un arte tradicional eso implica que todo el mundo hace lo mismo pero de forma diferente. Tú habrás escuchado 5000 veces la misma frase rítmica. ¿Estaba siempre bien hecha? Aprendí un concepto “obvio” que al final resultó ser útil: mejor trabajar lo fundamental de una manera avanzada que lo avanzado de manera superficial. Y eso es lo que intento trasmitir a mis alumnos. Entre el 2015 y el 2018 has tocado en muchas clases impartidas por Andrés Marín y otros profesores invitados en su escuela (Flamenco Abierto, en Sevilla). Andrés Marín es un bailaor que admiro muchísimo. Él me ha enseñado mejor que nadie lo que es la honestidad en el arte flamenco y la precisión. A la hora de tocar algo, tengo que preguntarme: ¿Cómo tiene que sonar esto? ¿Está sonando como yo quiero que suene o suena así más o menos? Verdad, sus clases son impactantes en ese sentido. A propósito de referentes, mencionaste también el Maestro Manolo Sanlúcar. El cursillo que tomé con el Maestro Sanlúcar en el 2005 ha marcado un antes y un después en mi camino. Él me enseñó a corregir la posición de las manos tocando delante de un espejo, una técnica que apliqué por meses hasta que fui capaz de quitar antiguos vicios. Además, analizando la estructura y la armonía de algunas composiciones mías, hizo muchísimo hincapié en la necesidad de respetar la identidad de cada palo, en hacer que los tangos suenen a Sacromonte y que la taranta huela a levante. Sé que es algo muy manido, pero el flamenco es un arte regionalista y esa es precisamente la riqueza que lo hace grande. ¡Gracias por haber participado, Raúl! 🙏🏽 🌻 Echa un vistazo a su perfil Instagram... 👉 https://www.instagram.com/corredor_raul/ ...y a sus actuaciones! Raúl tocando una Taranta 👉 https://www.youtube.com/watch?v=r3RT9c21_P0 Raúl Corredor Flamenco 5tet Alegrías con Adi Akiva en Propulse Festival 2014 👉 https://www.youtube.com/watch?v=PfPdbEZcMf0 Raúl Corredor con Karen Lugo 👉 https://www.youtube.com/watch?v=U08aJfMMsSI
- Ideas para anuncios publicitarios - Una historia que termina asegurándote
Pues...otra cosa no podía ser sino el contenido visual ideal para un anuncio de seguros, o al menos eso fue lo que pensé al verla entre las fotos de Alfredo Vaquero (FredVision). Un niño volando en una esfera invisible de protección junto a una de las personas que más lo quiere en el mundo... Estando así las cosas, ¿qué puede pasar? Nada: volverá a sus brazos, aún más protegido y amado que antes. Ojalá una compañía de seguros pudiera regalarte esta sensación: volar sin miedo, a cuerpo libre, viviendo una sensación de libertad y seguridad que a veces casi se nos olvida... P.D.: encontrarás la versión original de esta foto y otras maravillas en la pagina web de Alfredo Vaquero (FredVision) !
- La semplicità e linearità nella fotografia di Marco Reggi, tra architettura, design e still life
Guardando le sue foto, colgo una “pace dirompente”. Ne scopro le origini, le fonti di ispirazione, la formazione presso il CFP Bauer di Milano e mille sfumature di un percorso che lo hanno condotto alla libera professione. Gli incontri belli e le sfide quotidiane: tutto contribuisce a fare di Marco Reggi il professionista che è oggi. Voce, forma di espressione e un lavoro che ama: questa è la fotografia per Marco. Fiera Milano È un percorso professionale, il tuo, fatto di molti incontri e diverse emozioni. Ce n’è uno che ricordi con particolare affetto? Quello c on l’architetto, designer e artista italiano Alessandro Mendini: una persona dolce e umile che ho avuto la fortuna di incontrare e fotografare. Altrettanto prezioso è stato l’incontro col fotografo Leo Torri. Foto di Marco Reggi per Linea Light Group- Cantina Bottenago. Terminato il corso presso la scuola di fotografia Bauer di Milano (la scuola più bella del mondo ♥️), ho avuto la fortuna di lavorare come suo assistente. Nelle sue immagini ho riconosciuto una grande affinità con il mio stile fotografico: ci accomuna il gusto nella composizione e la quasi maniacale attenzione nella ricerca degli equilibri. Incontri e disincontri … Eheh, già. Quando sei in viaggio verso Colonia e a Zurigo scopri che il bagaglio è andato altrove, è un po’ un casino. Però, contro ogni aspettativa, ho mantenuto la calma facendomi bastare quello che avevo. Stravolgendo i piani, buona parte del servizio lo feci a mano libera. Quell’inconveniente è servito, tutto sommato. Assolutamente sì. So che posso gestire anche i momenti più difficili e questo mi rende più tranquillo, soprattutto facendo un lavoro in cui si dipende da un’attrezzatura che può venire meno e dal parere del clienti che a volte hanno una diversa cultura delle immagini. Foto estratta dal progetto Spazio Fotografico Ovvero…? La cultura delle immagini si basa su quanto sappiamo del linguaggio delle immagini. Mi viene in mente Oliviero Toscani con le sue foto disturbanti e provocatorie, ma estremamente efficaci. Capita che, per scopi commerciali, venga scelta una foto solo perché piace, ma le immagini dicono molto di più, a volte anche a livello inconscio. E non è un dato trascurabile. Guardando le tue foto, noto che la semplicità e la linearità sono un po’ i tuoi must. Sì, e in questo mi ispira ed emoziona la semplicità descrittiva della scuola documentaristica tedesca, di cui apprezzo in particolar modo i coniugi Becher e August Sander. Nella lettura e interpretazione degli spazi, invece, penso ai fotografi italiani Gabriele Basilico e Luigi Ghirri. Foto per Linea Light Group - Diphy Lamp. Andando oltre la fotografia, invece…? Citerei tre artisti: il pittore Franz Kline per la capacità di reinterpretare l'architettura urbana con la sua energia gestuale e sintesi grafica; il grafico Bob Noorda per il suo modo di rappresentare tutto in modo molto semplice ed intuitivo unendo estetica e funzionalità e, Bruno Munari, per il suo approccio sempre fresco, giocoso e contemporaneo. Che è un po’ simile al tuo, se ho ben capito. Sì, perché è influenzato sia da un settore in continua evoluzione che dalla mia crescita personale. Ogni giorno è diverso dall'altro e ogni servizio fotografico mi mette alla prova, spingendomi ogni volta ad esplorare qualcosa di nuovo. Mi considero davvero fortunato a fare il lavoro che amo. È una bella fortuna, infatti. ♥️ Grazie di cuore. Scopri il mondo di Marco Reggi sui suoi profilil social ( Instagram e LinkedIn ) e sul suo sito www.marcoreggi.it ! Foto di Marco Reggi per Studio Ecoarch - Casa PR.
- Alessandro Magni e le Parole in Gioco del Parco Trotter - La lingua italiana no profit di cui abbiamo bisogno
C’è un posto, a Milano, in cui persone di 25 nazionalità diverse ricevono lezioni di italiano e vengono coinvolte nei progetti di integrazione più disparati. È il Parco Trotter, a due passi dal cuore multietnico della città (via Padova). Volontariato e accoglienza, ponti culturali e cittadinanza attiva: le parole di Alessandro, Paola e Valentina del progetto Parole in Gioco ne sono un concentrato. Alcuni studenti del progetto Parole in Gioco. Hai scoperto il Parco Trotter circa quindici anni fa… Alessandro - …e le scuole al suo interno che, con le attività organizzate nel parco, riflettono il tessuto multietnico di questa zona di Milano. Pensa che gli studenti di Parole in Gioco provengono da ben 25 nazionalità, soprattutto Egitto, Perù e Bangladesh. Ci incamminiamo verso la Libreria multietnica dove la varietà delle lingue è anche più vasta. Con questi libri spesso raccontano ai bambini le favole in più lingue contemporaneamente. Wow, c’è persino il nepali! Dici “raccontano” perché se ne occupano altri? Sì, è un’attività tipica di Libro Trotter, un progetto nato in seno all’associazione Amici del Parco Trotter assieme a Parole in Gioco; Voci di Donne (coro multietnico); Parco Scenico (laboratorio teatrale) e Atelier Trotter, cioè il corso di cucito per donne. Wow, quanta varietà! I vostri studenti sono i primi a riconoscere il legame tra conoscenza della lingua e integrazione, immagino… Assolutamente, e vogliamo aiutarli sia nell’approccio più elementare che nella preparazione degli esami PLIDA. Con questi ultimi, possono attestare in modo ufficiale la conoscenza della lingua italiana avendo accesso al permesso di soggiorno di lunga durata con il livello A2; alla cittadinanza col livello B1 e altri requisiti; all’università col B2. Festa finale del corso estivo 2024 (Parco Trotter) A questo punto incontriamo Paola, e con lei osserviamo altre sfumature dello scambio umano che è alla base dell’accoglienza. Paola - Cerchiamo di aiutare chi si rivolge a noi anche in altri ambiti (lavoro, alloggio, compilazione dei documenti). In generale, l’accoglienza è uno degli obiettivi che mettiamo in pratica in ogni azione e in ogni momento dell’anno, tant’è che garantiamo l’accesso ai corsi di lingua anche se sono iniziati già da un po’. Alessandro - Poi con la Rete Scuole senza Permesso, che coordina 30 scuole di italiano per stranieri di Milano e provincia, ci si confronta, si formano gli insegnanti e si organizzano delle attività (cineforum, gite al bowling…). Per alcuni ragazzi sono esperienze completamente nuove. A tutto ciò si uniscono gli eventi organizzati dagli Amici del Parco Trotter. Come quello con Moni Ovadia in occasione della giornata della memoria, poi quelli con gli scrittori del quartiere e la Festa dei Popoli per la Milano Civil Week. È un volontariato che fornisce davvero tante opportunità, quindi. Tra tempo, competenze e passione civile, ognuno aiuta come può. In quanto soci, diamo un piccolo contributo annuale e, di tanto in tanto, riceviamo piccole donazioni in denaro. Inoltre, facciamo rete con associazioni e cooperative sociali della zona e cerchiamo di captare opportunità preziose. Tempo fa, ad esempio, l’Università Bicocca ha offerto visite oculistiche, permettendo a cinque nostri alunni di rifarsi gli occhiali gratuitamente. Nel frattempo ci congediamo da Paola e incontriamo prima Simonetta, che prepara gli studenti all’esame A2, e poi Valentina, ai suoi primi mesi di volontariato. Valentina - A volte arrivo qui stanchissima. Eppure, dopo aver fatto lezione, mi sento piena di energie e sono pronta a fare mille altre cose! Le persone che frequentano le nostre lezioni mi sembrano davvero volenterose, gentili, riconoscenti. Si vede che hanno voglia di imparare e questo ci motiva. Una motivazione che sentono sempre più persone, mi diceva Alessandro. Alessandro con Amani (studentessa) e Daria (volontaria). Alessandro - Esatto. Al momento contiamo circa 200 studenti, tra i corsi diurni e serali. Tendono ad aumentare anno per anno e non possiamo che esserne felici. Ringraziandoli di cuore, saluto tutti sperando di rivederli presto. Il mondo di Parco Trotter è ricco di sorprese. Per scoprirlo, clicca qui -> Instagram , Facebook , Sito web
- Come parlare al proprio target: 4 esempi di Pubblicità di successo dal Mondo
Fevicol, Heineken, The Coca-Cola Company e la Scentsible LLC: cosa accomuna queste marche? Tutte e quattro forniscono degli esempi di pubblicità che creano una connessione profonda con il proprio pubblico. Mi affascinano in modo particolare gli spot che riescono a entrare in sintonia con le persone utilizzando situazioni quotidiane, con una buona dose di umorismo e celebrando la diversità culturale. Il marketing può risuonare a livello personale, evocando emozioni autentiche e ricordi condivisi , e penso che gli esempi di pubblicità scelti per te in quest’articolo lo dimostrino a pieno. Seguimi nei prossimi paragrafi, tra fattori culturali tipici e presenza globale, tra situazioni del quotidiano e scene bizzarre, tutto e sempre tenendo a mente il target. Quando una marca entra nei modi di dire - L’India e gli imperdibili spot della Fevicol Immagine tratta da ndtvprofit.com Detiene il 70% del mercato indiano degli adesivi ed è così popolare che i loro slogan sono diventati parte delle conversazioni quotidiane per indicare un legame forte o un'attaccatura ostinata. Si tratta della Fevicol , ovvero “la colla più ampiamente usata qui, in India , sin da quando ero piccola”, dice Shehzeen, una mia amica flamenca indiana. “La usano tanto gli architetti quanto gli studenti di tutte le età for art and projects , e ne esistono varie formule per usi diversi”. L’espressione “ Fevicol ka mazboot jod hai tootega nahi ” è entrata nell’ uso comune anni fa e, come conferma Shehzeen, significa grossomodo: “The joining strength of Fevicol won’t let it break” (La forza aderente della Fevicol non lo farà rompere”). Dal 1959, le sue pubblicità sono diventate leggendarie, non solo per il loro umorismo ma anche per il loro impatto nella vita degli indiani. Molto prima di coinvolgere delle celebrità di Bollywood, la Fevicol ha utilizzato situazioni facilmente riconoscibili per far ridere le persone e per imprimere il marchio nella loro memoria. I loro spot ti accompagnano nel cuore della cultura indiana e, per chi ne fa parte o per chi l’ha studiata un po’, è facile cogliere i riferimenti culturali quando un sofà diventa lo spettatore del quotidiano di più e più generazioni; quando connette la finalità del prodotto ai riti tradizionali della cultura indiana; quando osserva da vicino l’India, le sue strade e i suoi bus . Alcuni ti sembreranno divertenti e paradossali, come quella in cui una coppia a bordo di un furgoncino viene seguita da un ciclista , o quando il guscio di un uovo è così compatto da non rompersi. La forza della Fevicol sembra funzionare anche solo attraverso la sua etichetta. ;) Inoltre, tramite gli esempi di pubblicità forniti dalla Fevicol, si ha la dimostrazione che anche i prodotti meno interessanti possono essere commercializzati in modo divertente se si pensa fuori dagli schemi . Lo dice anche Isra Bravo che, nel suo libro S torytelling salvaje , sostiene l’utilità dello storytelling in qualsiasi caso. Anche se vendi chiodi. Infatti puoi far leva su un intento sociale come l’aumento dei posti di lavoro in una determinata zona, oppure su temi relativi al riciclo, tanto cari alla sensibilità dei consumatori contemporanei. E poi, a ben pensarci - aggiungo io - un chiodo può tenere unite cose molto diverse e, oltre a permettere ad armadi e oggetti vari di mantenere la propria struttura , serve a tenere ancorati ai muri le immagini dei propri ricordi. La forza adesiva di Fevicol , che mantiene incollato il target ai suoi spot , è espressa in maniera perfetta anche nel logo : due elefanti, diretti in direzioni opposte, tirano con la coda due metà di una sfera. “ Their glue is so strong that even two elephants can’t rip it apart ” ( la loro colla è così forte che nemmeno due elefanti possono farla a pezzi ) commenta la dolce Shehzeen. L’Heineken diventa “La Verde” per il suo 150° anniversario foto di Christian Gertenbach Hekkene, Moneken, Heini, Hakkinen…ma come si pronuncia questo nome olandese ? Certo, se ti riferisci a lei come The Green One (“La Verde”), quasi sicuramente ti capiranno ovunque, e l’azienda lo sa. Così, per celebrare il suo 150° anniversario, la Heineken lo ha detto a gran voce: la sua birra è conosciuta in tutto il mondo (i dati forniti dall’azienda sulla propria presenza internazionale lo confermerebbero). Nello spot Whatever you call us , infatti, persone di diverse etnie e nazionalità chiedono una Heineken con una varietà di nomi che i baristi faticano a capire, finché non optano per The Green One . E’ un po’ come chiamare la Bjorne “La birra dell’Orso” (o direttamente “La Orso” come sentii chiamarla in un paio di locali della stessa città). In generale, la Heineken crea connessioni emotive col suo target, ovvero gruppi di persone che si incontrano nei tipici luoghi di aggregazione (una casa in cui stanno dando una festa, locali di vario tipo…). Inoltre, gli esempi di pubblicità che ho selezionato tra gli spot della Heineken, fanno leva anche sul concetto di vincita e sogno . Lo spot The Negotiation ruota attorno alla possibilità di vincere dei biglietti per assistere ad una partita di UEFA Champions League. Il dato curioso? È ambientato in un negozio di arredamento. :p Con The Dream Island ci si spinge oltre, dando ad un gruppetto di persone l’opportunità di materializzare i propri desideri. La Sprite parla chiaro: esempi di pubblicità dall’Argentina, spot onesti per dire Las cosas como son foto di Gift Habeshaw Connettersi con un pubblico giovane in modo autentico e schietto: questo era l'obiettivo principale della campagna del 2005 Las Cosas Como Son (“Le cose come sono”) lanciata da The Coca-Cola Company per promuovere la Sprite. Nel 2007 , questa campagna è valsa il premio Gran Effie all’ agenzia Ogilvy & Mather Argentina nella categoria Éxito Sostenido (Successo Duraturo). Rappresentando situazioni di vita quotidiana, si è scelto un approccio diretto e onesto e una buona dose di ironia . La volontà di distinguersi dalle classiche pubblicità idealizzate si nota anche dallo slogan: una frase come “ Las Cosas Como Son ” riflette la volontà di connettere con il pubblico target in modo profondo, parlando di situazioni che il pubblico vive davvero , che può riconoscere proprio perché raccontate senza filtri o abbellimenti. Di questa campagna, ho scelto per te 4 esempi di pubblicità in cui il target può riconoscersi al volo: Tu amigo te tiene ganas (Il tuo amico ti vuole); Tus viejos lo saben (I tuoi lo sanno); El amor te vuelve idiota (L’amore ti rende idiota); Sos monotemático (Sei monotematico). Dopo molti anni, sulla stessa scia ma ponendo un accento più forte sulla solidarietà, la Sprite ha lanciato la campagna No Estás Solo (Non Sei Solo), in collaborazione con Reddit (se hai più familiarità con l’inglese, la trovi nella versione You are not alone ). In questo spot, ragazzi e ragazze tra i 16 e i 23 anni scrivono delle confessioni online. Si sentono incompresi, finché sullo schermo non appaiono parole cariche di calore e comprensione a regalargli un sorriso (“ Anch’io sono vergine…pensavo di essere l’unica …”). Gli spot di Poo-Pourri e l’esigenza molto sentita di occultare la puzza delle puzze eBay A chi non piacerebbe fare la cacca occultandone ogni traccia olfattiva? No problem, ci pensa la Scentsible LLC col suo profumatore per bagni Poo-Pourri ! La sua particolarità o USP (Unique Selling Point) sta nella sua composizione a base di oli essenziali naturali che crea una barriera sulla superficie dell'acqua del water intrappolando, al di sotto, l’odore malefico. I loro partner in crime sono stati gli Harmon Brothers (già noti per il famoso unicorno…), il cui approccio schietto e carico di humour è in linea con il Tono di Voce dell’azienda, tono che si evince anche dal nome del prodotto. Invece del classico pot-pourri, qui ne abbiamo uno con la ‘cacca’ ( poo ). Leggendo questa intervista a Suzy Batiz su Forbes.com , scopro che il primo spot del Poo-Pourri diventato virale è stato Girls Don't Poop . Oltre a ricevere 10 milioni di visualizzazioni in 2 settimane, gli è valso 4 milioni di dollari in back orders (ovvero in ordini accettati nonostante mancasse la merce in magazzino!). Anche How to Poop at a Party merita (quando ti scappa mentre sei a pranzo dalla suocera e l’odore delle proprie feci è l’ultima cosa che vorresti presentarle). Puoi mescolare puzze su puzze con spray super chimici o puoi persino farla in giardino… Ma la soluzione migliore è ovviamente il prodotto in vendita. Control the shituation with Poo-Pourri ! XD Mentre la Fevicol ha sfruttato numerosi e variegati punti di contatto col pubblico di riferimento alternando situazioni realistiche ad altre più fantasiose, le altre marche hanno preferito sfruttare angolazioni ben precise: all’Heineken interessano le persone che si aggregano, per la Sprite sono rilevanti i ragazzi, per la Scentible LLC le situazioni in cui ci scappa… Conoscevi alcuni di questi spot o è stata tutta una scoperta? Scrivi pure nei commenti e fa’ delle proposte: se vuoi che parli di altri esempi di pubblicità diffusi in nazioni e culture specifiche, farò volentieri “un viaggio intorno al mondo ”. :D ps: grazie ancora a Shehzeen Cassum che mi ha aiutata a raccogliere preziosi riscontri sull’uso e sulla popolarità della colla Fevicol in India.
- 5 riflessioni sul Copywriting
"Mi occupo di Copywriting". "Ah, fantastico...e che roba è?". In Italia non rientra di certo tra i mestieri più noti e spesso lo si confonde col 'copyright'. Un po' c'entra coi diritti d'autore, nel senso che è buona abitudine non rubare i copy altrui, ma 'sti copy che sono? Nel settore pubblicitario, un copy è un testo volto ad incoraggiare i consumatori a comprare beni o servizi. In generale, spinge il lettore a compiere delle azioni che si riflettano positivamente sulle vendite e sulla reputazione dell'azienda. Per questo un copywriter ha il compito di vagliare il senso di ogni singola parola: nei suoi testi, la scelta dei singoli termini e l'ordine in cui vengono collocati all'interno delle frasi hanno un intento ben preciso. Negli ultimi tempi mi sono esercitata nell'analisi dei testi di alcuni siti aziendali. Le attività che ho preso in considerazione sono dedite al commercio di farine, pasta, cibi surgelati, arredamento e prodotti realizzati in carta. Grazie a questo esercizio ho notato alcune tendenze su cui ho fatto delle riflessioni. Le condivido qui di seguito, proponendo correzioni a formule e frasi che forse sono presenti anche nei tuoi testi. Spero ti risultino utili. :) Pronto a partire? Una storia che dura da più di cento anni: storicità e vendita Mi sono imbattuta in frasi come: "Grazie alla lungimiranza del fondatore che nel 1920...", "di padre in figlio”, “da generazioni”... Sono molte le attività che tendono a ribadire l'importanza della storicità della propria azienda. Ci sta, ma un’azienda nata l’altro ieri non per forza ha più svantaggi rispetto ad una che invece è nata nel 1915 se entrambe fanno tesoro di tutto quel che la scienza ha scoperto sinora. Non è per forza e solo una questione di tempo. Io metterei in risalto solo quei passaggi che hanno permesso alla tua produzione di evolversi, in termini di qualità o quantità, facendoti spiccare rispetto alla concorrenza. Tecnicismi e perché sopprimerli 'Know-how' e 'core-business' tra farine, divani o sacchetti di carta stonano un po', vero? Mi risulta difficile credere che un cliente venuto sul tuo sito a dare un'occhiata ai tuoi salotti si dica: "Fermi un attimo, devo sapere cos'è il 'know-how'!". Sì, certo, non vede l'ora! :p Sostituirei questo termine con 'abilità' e 'conoscenze'; core-business lo cambiamo con "la nostra principale attività" e abbiamo risolto anche questo problema. Individuando la tua clientela ideale, eviterei di dargli dei grattacapi. Andrei al sodo usando parole semplici. Prodotti magnifici per clienti estatici: il copywriting è magico fino a 'na certa In totale, avrò analizzato i testi di una cinquantina di siti. Mi sembra di aver navigato tra una marea di termini ed espressioni quali: professionalità, passione, nobile arte, antico mestiere, qualità, naturalità, prodotto eccelso... Peccato, però, che da soli non dicano molto. Ne vuoi una prova? Ti faccio 3 esempi: 1) essere professionali è un concetto mooolto relativo. Tutti possiamo essere convinti di esserlo ma affermarlo non costituisce alcuna garanzia; sono certa che il tuo prodotto soddisfa delle esigenze ben precise. Farei leva su quelle; 2) siamo leader del settore… Anche questo dato andrebbe corredato da una classifica ufficiale, così da spiccare rispetto alla concorrenza con dei dati di fatto; 3) la “naturalità” dell'alimento che vendi è dovuta al fatto che non viene trattato con additivi chimici? Anche questo è un dato dimostrabile? Questo vuol dire dare peso ad ogni cosa che dici. Certo, la maggior parte dei tuoi clienti non analizza i tuoi testi come fa uno studente di copywriting (in modo un tantino maniacale XD) ma si fa molte domande lo stesso: se non ha ancora provato il tuo prodotto, un buon grado di diffidenza ce l’ha. Tu ami i tuoi prodotti. Lui non ancora. ;) I nostri valori Nelle sezioni "Chi siamo" e "I nostri valori", hai precisato che la tua azienda agisce in modo etico, nel rispetto dell'ambiente e così via. Fossi in te, non diventerei ossessivo ribadendolo in tutti i laghi e in tutti i luoghi e - tra l'altro - usando sempre gli stessi termini. Ad esempio, per esprimere il tuo amore per la natura, potrebbe essere più utile ed efficace dimostrare, basandoti su dati oggettivi, che la tua azienda ha ridotto le emissioni di CO2 del tot% rispetto all'anno scorso. Dovere o potere? Esplorando alcuni siti volti alla promozione di prodotti gluten-free e alcune recensioni degli stessi, mi sono imbattuta in queste due frasi: Per chi segue specifici regimi alimentari VS per chi deve seguire una dieta priva di glutine. La prima espressione si rivolge al cliente ideale in modo neutro. Può essere troppo generica, forse, ma è inserito in un contesto in cui è ben chiaro che si sta parlando di pasta senza glutine. La preferisco rispetto alla seconda espressione perché quest’ultima, pur essendo più precisa, contiene il verbo ‘dovere’ di cui – a mio avviso – si può fare anche a meno. Invece di ricordargli quel che ‘deve’ fare, mi concentrerei, piuttosto, su quanto sia piacevole mangiare il tuo prodotto con gli altri commensali. Seguire diete diverse non è un problema; il tuo prodotto rappresenta una possibilità.